Editorial Staff
06 marzo 2023
Nella prima metà degli anni Cinquanta le strade italiane assistono ad un cambiamento estetico importante grazie alla comparsa delle stazioni di servizio, un'innovazione che porta in Italia - direttamente dagli stati Uniti - l'idea stessa di modernità trasformando il semplice rifornimento di carburante in un'esperienza ricca di stimoli. Sono gli anni Cinquanta, il periodo in cui il consumo di prodotti acquista un ruolo sempre più definito nella società e nell'economia italiana. Così alle semplici colonnine per la distribuzione, con l'eventuale controllo di acqua e olio, si sostituiscono ampi spazi che ospitano bar, ristoranti, piccoli market e poi, con il tempo motel. Fermarsi ad una stazione di servizio significa ritagliarsi uno spazio di relax, con prodotti di primissima qualità e un'attenzione al cliente mai vista prima. È il modo con cui Enrico Mattei decide di aggredire il mercato dei carburanti, conquistando quote di mercato a quelle che lui chiama "le sette sorelle", ovvero le grandi compagnie petrolifere mondiali. La parola d'ordine è 'consumare italiano', offrendo una benzina ad alto numero di ottani - la Supercortemaggiore, la "potente benzina italiana" - in uno spazio moderno, fornito di tutti i confort.
L'archivio fotografico Eni ci restituisce una mappa di queste modernissime architetture grazie agli scatti di fotografi come Federico Patellani che riprendono impianti aziendali nuovi, ma allo stesso tempo radicati e perfettamente integrati nei loro territori, e che fotografano di riflesso un Paese che cambia.
Nel bilancio dell'anno 1951, quindi due anni prima della nascita di Eni, si legge: "Sono state create numerose stazioni di servizio e rifornimento che sono in grado di assicurare ogni moderna forma di assistenza agli automobilisti. Tra le più importanti vanno citate le stazioni di servizio di Brescia, Ferrara, L'Aquila, Modena, Parma, Pavia, Rimini, Roma (una a Ponte Flaminio, e l'altra a Porta San Paolo), Siena, Varese". La differenziazione tra stazione di servizio e stazione di rifornimento, sottolinea questa nuova concezione e apre il campo alle nuove architetture in gran parte firmate dall'architetto Mario Bacciocchi. Tratto distintivo di questi spazi, come da indicazione di Enrico Mattei, è una uniformità visiva. Scrive Bacciocchi: "sono tutti caratterizzati da una gradevole linea comune che li distingue, anche a distanza, nei confronti delle stazioni delle altre società distributrici". Il giallo, il cane a sei zampe, le linee nette e decise sono comuni all'area di rifornimento, ai bar, ai ristoranti, ai motel, persino alla divisa che i gestori indossano. Tutto deve parlare la stessa lingua, tutto deve parlare Agip (e poi Eni). Rispetto alle imponenti cattedrali dei competitor che si affacciano nel paesaggio italiano all'indomani della realizzazione dell'Autostrada del Sole, le stazioni Agip rivendicano come proprio tratto distintivo il principio dell'immediata riconoscibilità.
L'archivio storico Eni conserva l'album originale dei 13 progetti-tipo dell'architetto Mario Bacciocchi che nei primi anni Cinquanta detta i nuovi standard. La realizzazione su strada segue rapidamente, con un programma molto efficace, testimoniato dai disegni del personale della sezione tecnica Agip, approvati direttamente da Enrico Mattei. Lo stesso presidente nei suoi discorsi parla con orgoglio di questa imponente attività: "Spesso è stato necessario costruire delle opere d'arte speciali, autentici capolavori dell'architettura tecnica, unici nel paesaggio italiano".
La macchina organizzativa dell'azienda si occupa direttamente di ogni minimo dettaglio e non trascura nessun aspetto: progettuale, identitario, formativo, commerciale, comunicativo e umano. Attività rapida e realizzazioni all'avanguardia che faranno dire con orgoglio al Presidente Mattei, nel 1959: "non è più l'organizzazione di una volta dell'Agip di 15 anni fa. L'organizzazione moderna è quanto di più agguerrito, più efficace, di più accogliente ci sia per l'automobilista". E aggiunge un imperativo: "è necessario saperla tenere questa rete e saperla tenere bene. È necessario, ve l'ho detto tante volte, che le stazioni siano ben tenute, i punti di vendita siano in ordine, la pulizia sia dappertutto, specialmente in tutti i luoghi igienici; che voi agenti collaboriate per la selezione continua del gestore, che il servizio Agip funzioni e che questo non sia solo nella nostra fantasia, ma sia nella realtà".
Il video sotto: "Servizio nelle stazioni di rifornimento", è un film di animazione del 1955, ideato per formare i gestori delle stazioni di servizio Agip e informarli sui comportamenti sbagliati e corretti da adottare con i consumatori, in maniera ironica e divertente.
In autostrada. L'incremento della motorizzazione civile viene registrato dalla stampa italiana con numeri in costante crescita. La tipologia più grande del nuovo modello di stazione di servizio Agip popola la rete autostradale; in essa si sperimentano molti nuovi servizi, ed il modulo viene facilmente replicato all'estero.
I centri città. I chioschi del tipo più piccolo rimangono gli unici possibili nelle zone centrali delle città, già gravate da un regime caotico di concessioni che non sfugge all'umorismo comune. La nuova impostazione di armonizzazione tra funzionalità, materiali e linee 'moderne', suscita anche qualche nostalgia.
La sosta. Molte stazioni di servizio del tipo medio e grande vengono realizzate nei punti di accesso alle città. Alcune di esse, come le stazioni Ponte Flaminio ed Aurelia a Roma, diventano modelli pubblicitari ed offrono spunti letterari relativi all'immaginario collettivo della sosta su strada.
Il servizio. Agip specializza in modo sistematico il proprio personale alle stazioni di servizio. La stampa interna comunica il nuovo ruolo e peso che gestori e addetti al servizio assumono per l'azienda; e per volontà di Mattei nasce il bollettino 'Buon lavoro amici!', che l'Agip inviava ai gestori degli impianti con le istruzioni ed i suggerimenti utili per offrire servizi di qualità e formare i propri addetti.
(Fonte: AS Il Popolo, AS Corriere, AS La Stampa, Il Gatto selvatico)