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Cercare energia, trovare cultura

Editorial Staff

05 ottobre 2022

L'Italia del dopoguerra è un paese povero di risorse con un panorama sociale ed economico bloccato e disastroso. In questo scenario Enrico Mattei, nominato commissario straordinario dell'Agip nel 1945, intuisce che la principale leva per la ricostruzione e lo sviluppo è mirare all' indipendenza energetica del Paese, per garantire costi competitivi rispetto al mercato internazionale. Le importanti scoperte di metano nella Pianura Padana, la costruzione di metanodotti a tempo di record, le industrie che si rimettono in funzione, sono il segnale di un Paese che riparte e che a passi veloci si avvia verso gli straordinari anni del boom economico. Ma il gas non basta. C'è bisogno di petrolio, di quel petrolio che si sperava di trovare nella Pianura Padana e che invece si è dimostrato insufficiente.

"Mirare all'indipendenza energetica del Paese"

La prima ricerca all'estero e la formula Mattei

Così Eni comincia la sua avventura all'estero entrando in competizione con le grandi società petrolifere, le "sette sorelle" un vero e proprio cartello in grado di controllare il mercato petrolifero internazionale. Lo strumento principale che Enrico Mattei utilizza per conquistare la fiducia dei paesi produttori è sintetizzabile in una parola: "collaborazione", un nuovo approccio basato sul rispetto, sul trasferimento di competenze, sul supporto allo sviluppo. Nel 1954 il primo paese a cui si rivolge è l'Egitto di Nasser. È qui che per la prima volta Eni applica una nuova formula contrattuale, passata poi alla storia come "formula Mattei", che rivoluzionerà il modo di fare industria petrolifera. Il nuovo accordo prevede una partecipazione paritaria nelle attività di estrazione e commercializzazione del greggio e una maggiore partecipazione ai profitti attraverso la costituzione di società paritetiche tra Eni e il paese ospitante. In questo modo gli egiziani (ma di lì a breve gli iraniani, i tunisini, i libici, gli algerini) lavoreranno insieme agli italiani, acquisendo tutto il know-how necessario a costruire una propria industria petrolifera nazionale. Mattei, con le competenze, esporta anche una qualità che ben conosce e che ha trasferito in Eni: l'orgoglio. Ai paesi africani, usciti da poco dall'era coloniale, fa comprendere l'importanza, non solo economica, di essere detentori di fonti energetiche. Orgoglio competenze e coraggio faranno sì che nel giro di pochi anni i paesi produttori prendano coscienza dello straordinario patrimonio di cui dispongono arrivando, nel 1960, a fondare l'OPEC.

"Mattei, esporta una qualità che ben conosce e che ha trasferito in Eni: l'orgoglio."

Usi e costumi locali

Nell'Archivio storico Eni le tracce di questo nuovo modo di intendere il rapporto con i paesi esteri è soprattutto documentato dalle numerose testimonianze fotografiche e audiovisive in cui, a parlare, è la cultura dei popoli. Agli scatti fotografici di natura tecnica affidati per lo più ai geologi si sommano gli altri scatti che hanno l'obiettivo di riportare in patria tutte quelle informazioni che renderanno più semplice il contatto con gli usi e costumi locali: il modo di vestire, le case, il cibo, addirittura le feste. Un patrimonio antropologico unico tra gli archivi delle società petrolifere attive negli anni Cinquanta in Africa e Medio Oriente. L'obiettivo di entrare in contatto, di rispettare la cultura altrui, di affiancarsi ma mai di prevaricare, saranno il biglietto da visita delle persone Eni. Quell' Eni's way che ci ha reso e ci rende riconoscibili, da sempre nel mondo.

"Un patrimonio antropologico unico negli archivi delle società petrolifere"