vai a inizio pagina

Conservare la memoria

In Archivio

Lucia Nardi

10 aprile 2019

Aprile 2006. Dopo più di dieci anni di lavori di ricerca, censimento e descrizione e dopo la notifica di notevole interesse storico della Soprintendenza archivistica per il Lazio, Eni inaugura il suo archivio storico. Un patrimonio sostanzialmente inedito messo a disposizione di studiosi e ricercatori in una struttura dedicata alla conservazione e consultazione, a Pomezia. 2.700 metri quadrati, allestiti con scaffalature compatte, scanner, apparecchiature per la conversione delle pellicole in file, sala di consultazione e una piccola area espositiva. Documenti cartacei occupano poco meno di 5 chilometri di scaffalature. Le immagini sono circa 400.000, i filmati (super8, pellicole 16 mm, vhs, beta…) più o meno 5.000. Una dotazione consistente per un archivio che nasce in ritardo rispetto alla maggior parte degli archivi d'impresa italiani, ma che mostra di voler recuperare in fretta il terreno perduto.

Agli inizi della storia petrolifera italiana

Nel 2006 l'Eni ricordava, con una serie di appuntamenti, i 100 anni dalla nascita del suo fondatore, Enrico Mattei. Le attività proposte (uno spettacolo teatrale sul primo presidente di Eni, una serie di proiezioni di film sui primi anni di attività dell'azienda, pubblicazioni e convegni) mettevano per la prima volta al centro il patrimonio storico aziendale. Non solo la storia della politica energetica dell'Italia a partire dal 1953 - data di istituzione di Eni con legge dello Stato - ma più in generale la storia della ricerca petrolifera in Italia. Le vicende dell'Agip (costituita nel 1926 e poi confluita in Eni) e ancora prima quella delle piccole industrie che, soprattutto nell'appenino Emiliano, si dedicavano all'estrazione di petrolio già nei primi anni del Novecento. Una vista complessiva che racconta con precisione una parabola iniziata in ritardo, rispetto a Stati Uniti, Russia e altri paesi europei, ma che poi ha preso velocemente una curva ascendente e ha contribuito in maniera determinante alla ricostruzione e agli anni del boom economico. Le immagino dei primi pozzi a Caviaga e Cortemaggiore, i documenti che raccontano le difficoltà tecniche incontrate da personale ancora non ancora perfettamente formato, le richieste di allaccio ai metanodotti delle imprese piccole e grandi del nord danno la misura della rivoluzione che Agip prima e poi Eni portano nella storia industriale del nostro paese.

Comunicare!

Ma l'azienda energetica italiana non porta buone nuove solo all'economia italiana. L'innovazione entra anche nelle case: le bombole di metano prendono il posto delle vecchie cucine economiche a legna, rimpiazzano i caminetti, sono il simbolo di un nuovo benessere che accompagna la rinascita del paese. Di pari passo la benzina "Supercortemaggiore" - prezzo contenuto numero di ottani più alto di quello della concorrenza - si affaccia sulle strade, accompagnata da stazioni di servizio moderne e colorate. Per entrambi i prodotti due nuovi marchi (Seneca disegna il gattino per il gas, Broggini il cane a sei zampe per la benzina) si impongono sul mercato e invadono strade e città con colori accesi. La comunicazione per Eni rappresenta un'arma necessaria per affermarsi in un contesto dominato da "antichi" e potenti marchi americani e anglo-olandesi. E' la guerra alle Sette Sorelle condotta a colpi di ribassi, qualità del prodotto e campagne pubblicitarie.

Oltreconfine

Poco dopo la costituzione di Eni e la "delusione" dei mancati grandi ritrovamenti di petrolio in Pianura Padana, Eni guarda oltreconfine per l'approvvigionamento di cui l'Italia ha bisogno. Le industrie sono ormai ricostruite, il parco macchine italiano cresce a vista d'occhio: la società italiana divora energia. In mancanza di scoperte significative sul suolo italiano Eni guarda al mediterraneo per avviare ricerche che garantiscano l'approvvigionamento di cui c'è bisogno. Il primo paese, che accetterà le innovative e favorevoli condizioni proposte da Enrico Mattei (condizioni che passeranno alla storia come "Formula Mattei") è l'Egitto. Ha da poco preso il comando del paese Gamāl ʿAbd al-Nāṣer, giovane colonnello che incarna l'avvio della democrazia egiziana. L'accordo che sigla nel 1954 con Eni permetterà agli egiziani di lavorare insieme agli italiani, acquisire tutto il know-how necessario a costruire una propria industria petrolifera e, grazie alle nuove condizioni proposte, acquisire nuovi capitali fondamentali per il piano di insediamento del nuovo governo. A questo primo contratto ne seguono molti altri: Iran, Tunisia, Marocco, Libia, Algeria…tutti basati sulla collaborazione e la conoscenza reciproca. Sul rispetto e sulla "relazione". Di questa nuova modalità l'archivio conserva ampie tracce e materiali diversi. Dalle fotografie e pellicole in super8 che riprendono usi e costumi locali (utili a far comprendere ai lavoratori italiani i contesti culturali in cui si sarebbero trovati), ai testi dei contratti in cui per la prima volta viene applicata la "Formula Mattei", agli scambi di corrispondenza tra Eni e i governi locali.

"Le industrie sono ricostruite e il parco macchine italiano sta crescendo a vista d'occhio: la società italiana divora energia"

Un'Italia diversa

Il paesaggio italiano degli anni dopo la fine della Seconda Guerra mondiale è un "nuovo" paesaggio. Strutture più moderne, strade, ponti. Tutto parla di un'Italia diversa, proiettata al futuro e pronta a ritagliarsi un posto tra le grandi potenze mondiali. Eni, tassello fondamentale della ricostruzione, dà il proprio contributo anche a questo tipo di cambiamento. I grandi sistemi progettati per l'attraversamento dei fiumi con una rete di metanodotti tra le più estese al mondo, le stazioni di servizio di nuova concezione con i Motel e le aree di sosta, le torri di perforazione in Pianura Padana e in Sicilia raccontano un Paese che rinasce e che guadagna posizioni a grandissima velocità. Negli anni Cinquanta e poi nel decennio successivo il cane a sei zampe si affaccia nel paesaggio italiano esprimendo un proprio stile e dando un contributo alla percezione collettiva di modernità. Nella seconda metà degli anni Cinquanta il fotografo Federico Patellani, famoso per i suoi scatti sulla "dolce vita" romana, viene ingaggiato per realizzare una serie di servizi sulle stazioni di rifornimento italiane. Gli oltre xxx scatti da Aosta a Catania, da Roma a Cagliari, da Pizzo Calabro a Genova, pur registrando le diversità dei singoli contesti, raccontano un'Italia positiva che guarda al futuro con ottimismo.